Auschwitz e i ragazzi d’oggi.

Ore 21,30. Scopro che mio figlio Francesco deve fare una relazione su “Fino a quando la mia stella brillerà” di Liliana Segre.

Ore 21,31. Inizio a leggere e a prendere appunti, sono circa 200 pagine ma cosa vuoi che sia, ha avuto solo 18 giorni per questo compito, l’ultimo giorno di scuola era assente e si sono dimenticati di dirgli che la scadenza tassativa era prevista per domani.

Ore 22,00. “Quanto ti manca?”.

Ore 22,00 e qualche secondo, parte la prima parolaccia.

Ore 22,20. Mica male la storia, a parte un riferimento infelice a Isabella di Castiglia (chi me la tocca diventa automaticamente mio nemico), trovo che questo romanzo storico sia onesto e per niente ideologico.

Ore 23. Ho finito. E aiuto Francesco a scrivere il riassunto e a rispondere alle seguenti domande.

Ore 23,50. Buona notte.

Ore 23,50 e qualche secondo, “grazie papà”.

Ore 23,51. Penso che il ministro la prossima volta dovrebbe non consigliare ai professori di non rompere le palle coi compiti delle vacanze, bensì obbligarli a non darne.

Ore 23,52. Ringrazio però l’insegnante perché sono stato costretto a leggere una storia che mai, nemmeno sotto tortura avrei affrontato.

Alcune riflessioni. Sappiamo che il nazismo e (parzialmente) il fascismo sono stati nefasti, che il razzismo è un male di origine satanica, che però, a forza di affrontare in modo ideologico l’argomento, c’è il rischio di provocare una reazione di rigetto da parte soprattutto dei giovani che capiscono la mancanza di sincerità di chi continua a organizzare visite ad Auschwitz relegate a gita scolastica, cioè svago. Nel libro la Segre racconta della sofferenza di quando, tornata a Milano, non riusciva a raccontare dei lager perché la gente era felice per la fine della guerra e non voleva ascoltare il racconto di una tragedia. L’essere umano è chiamato alla verità ma soprattutto alla bellezza, quando vede davanti a sé la speranza non vuole sentir parlare del male assoluto. Oggi, a più di 70 anni di distanza, Liliana Segre dovrebbe capire che ciò che racconta del 1945 vale triplo per i nostri tempi: I giovani con la pancia piena e la PlayStation se ne fregano di ciò che accadde nel secolo scorso, lo vivono con distacco esattamente come vivono le guerre puniche. Se imponi loro il ripudio di ciò che non c’è più, otterrai solo indifferenza. Questo racconto mi è piaciuto perché mentre lo leggevo, seppure a duecento all’ora, ero là con la bambina Liliana, non c’erano destra e sinistra, Mattarella e i pistolotti demagogici, l’ANPI e le sue ragnatele, “Bella ciao” e il populismo bandiera rossa. C’era solo la verità che ci rende liberi. Ammesso che non si vada avanti a parlarne all’infinito, sennò si rovina tutto; questo è accaduto per colpa della sinistra comunista e post comunista che per un profondo senso di colpa di matrice freudiana, ci ha riempito di Shoah non per affermare la verità ma per dirci che i comunisti non erano cattivi come i fascisti e i nazisti. Peraltro non ci sono riusciti, avendo gli storici emanato una sentenza definitiva che mette comunismo e nazismo nello stesso identico girone infernale. Liliana Segre dovrebbe capire che avrebbe dovuto rifiutare la nomina di senatore a vita, che quella mossa, voluta dai suddetti cultori ideologici della Shoah, non fa che tenere lontani dal suo racconto tutti coloro che diversamente l’avrebbero letto per saperne di più, avendo apprezzato un gesto contro corrente e anti demagogico. Invece s’è lasciata arruolare nelle fila di una sinistra che dice “mai più” ma sta coltivando un’ideologia uguale identica a quella che, degenerata, ha portato all’Europa le peggiori sciagure della sua storia. A mio parere una lettura critica di questo romanzo (che non avrei letto nemmeno sotto tortura) dovrebbero consigliarla coloro che si dicono di destra, perché la morale della favola è che oggi la lotta all’ideologia simil nazifascista esiste solo a destra.

 

Sposato con una bambola gonfiabile!

Sposato da 4 anni con una bambola gonfiabile: “Facciamo sesso esplosivo”

MEDICINA ONLINE SESSO BAMBOLA GONFIABILE MATRIMONIO SEX DONNA UOMO MOGLIE.jpgUn americano di nome Dirk ha sposato una bambola gonfiabile quattro anni fa e ora vive felice nella sua casa con sua moglie alla quale dedica lapiù intensa dedizione come se fosse reale”. A riferirlo il sito Cosmico Blog. La bambola gonfiabile – vi si legge – di nome Jenny, è stata comprata da Dirk per 6750 dollari. L’uomo ha promesso alla sua sposa di amarla, sostenerla e condividere con lei la sua vita privata per tutta la vita.

Secondo l’uomo, i due fanno sesso in “maniera esplosiva” e fanno tutto ciò che di solito viene fatto da una normale coppia, ossia stare nel letto matrimoniale di notte, pranzare o fare colazione insieme, lavarsi insieme ed accarezzarsi e farsi le coccole a vicenda. Un fotografo si è recato a casa dell’uomo per documentare gli atti quotidiani che pratica insieme alla sua bambola gonfiabile che considera la sua vera e propria anima gemella.

Il quarantenne lava la bambola gonfiabile ogni domenica e i due sono soliti stare spesso davanti alla TV. L’uomo tuttavia non aveva ancora riferito nulla alla sua famiglia e ai suoi amici ed il documentario fotografico realizzato in casa sua sarà forse una buona occasione per annunciare la lieta novella. L’uomo ha un figlio da un precedente matrimonio. Fino ad ora, quando il figlio visitava la sua casa, Dirk nascondeva la bambola in una camera, in piena oscurità, per non fargliela vedere. Forse in futuro le cose cambieranno grazie alla visibilità che ha acquisito il suo gesto, in particolare su Internet.

“Non posso vivere senza amore. La mia solitudine mi ha distrutto”, riferisce l’uomo sottolineando quanto la solitudine a cui è stato sottoposto dopo essersi separato dalla sua prima moglie sia stata una delle cause fondamentali che l’hanno portato a sposare una bambola di silicone. “Jenny mi dà sicurezza. Non voglio più vivere senza di lei. Sono commosso dalle sue parole, dalla purezza, dalla serenità e dall’onestà del suo parlare”.

 

Disinformazione.

Quando di dava dell’handicappato a qualcuno lo si faceva per dire che non era capace di far nulla. Era un modo di dire un po’ crudo, una sentenza definitiva e impietosa per qualificare chi sbagliava qualcosa, chi non imparava nemmeno se gli si ripeteva il concetto mille volte.

La parola “handicappato” fu poi sostituita con “disabile”, perchè da un po’ di anni è in vigore la neolingua che cambiando le parole pretende di risolvere i problemi usando più zucchero che pietas ma va bene così, anche se non cambia la sostanza.

Ma “disabile” era ancora troppo. Oggi si deve dire “diversamente abile”, siamo all’esplosione della ragione, se uno ha bisogno delle stampelle per camminare non puoi farlo correre chiamandolo “diversamente abile”, rispettarlo significa altro, non raccontargli che è “abile”, anche perchè lui lo sa bene di avere solo una gamba.

Nel frattempo è nata una categoria scolastica che ha abolito il cappello con le orecchie d’asino, una antica usanza barbara che prevedeva un giudizio impietoso verso gli studenti che andavano male a scuola, vuoi perchè svogliati, vuoi perchè davvero “asini”.

Questa categoria è quella dei “dis” e ha fatto la fortuna di migliaia di “esperti”, soprattutto psicologi, che certificano alcune carenze scolastiche e le fanno diventare una scusa per essere valutati diversamente dagli studenti che non hanno problemi. Vai male in matematica? Niente paura, una bella certificazione, diventi “discalculico” e avrai diritto a esercizi più facili e a un voto più alto. Scrivi male? A me dicevano che ero disordinato, che ero “farfallone” perchè facevo la pancia larga alla elle e alla effe. Oggi sarei semplicemente “disgrafico”.

Per non parlare della difficoltà nell’esprimersi, ai miei tempi era ansia scolastica e un buon insegnante poteva aiutarti a migliorare, oggi ti certificano “dislessico”.

Poi il ragazzo arriva all’Università, che facciamo, lo laureiamo in medicina anche se sviene davanti al sangue? Basterà certificare che è “disdraculico”?

E un neo ingegnere che non riesce a progettare bene i cementi per costruire? Lasciamo che crolli un ponte perchè il suddetto ingegnere è “discalculico”?

Va bene tutto, allora proporrei di ritirare il certificato elettorale a chi è “disinformato”. L’ho scritto tra virgolette? in effetti si è trattato semplicemente di una “distrazione”, ma non sono certificato.

Alcuni pensieri.

Quando andavo a scuola e mi dicevano che a volte ero tra le nuvole, la cosa non mi faceva troppo piacere. Oggi che esistono i cloud, cioè le cosiddette nuvole che possiamo riempire di file contenenti miliardi di informazioni, mi prendo una rivincita. Essere tra le nuvole significa essere informati.

 

Sono responsabile del creato?

Da libertaepersona.it

Resoconto di un “simpatico” incontro con la nuova ecologia “fancescana”.

sanfrancesco-creato-assisi-20170415175217Inizia la S. Messa di una domenica d’autunno. Il parroco annuncia la presenza di don Gabriele Scalmana, responsabile della “Pastorale per la Salvaguardia del Creato” per la Diocesi di Brescia.

L’odierna omelia non ha come argomento il Vangelo del giorno ma l’ecologia.

Stento a contenere la reazione spontanea di disappunto che suscitano in me certe parole sul presunto inquinamento da Co2 (non esiste l’inquinamento da Co2!), fatico a trattenermi dal rispondere all’affermazione che “il ghiacciaio dell’Adamello si sta sciogliendo perché inquiniamo” (nessun argomento scientifico lo prova) o che tutti i ghiacciai del pianeta si stanno ritirando per colpa dell’uomo (non è vero che tutti i ghiacciai si stanno ritirando). Un po’ di contegno, siamo in chiesa, sto zitto. E poi se nella “Laudato Sì” che è un’Enciclica quindi Magistero, ci sono alcuni punti che sembrano percorrere il pensiero ecologista più spinto, chi sono io per giudicare un’Enciclica del Papa?

Ma tralasciamo un istante questo tema che andrebbe trattato e approfondito a parte. Termina l’omelia, finisce la S. Messa e don Gabriele saluta, ringrazia il parroco e invita i fedeli a portare a casa il pieghevole formato A4 con la bellissima preghiera di Papa Francesco “per la nostra terra” scritta al termine della “Laudato sì”: “Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza…”.

Purtroppo il foglio sul banco è double fase e girandolo sul retro appare un decalogo dal titolo “Sono responsabile del creato”, una specie di test (come il fascistometro di Michela Murgia ma senza punteggio ed inappellabile esito finale) per definire non si capisce bene cosa:

Comandamento numero 1) “Uso un po’ del mio tempo per pregare Dio nella contemplazione delle bellezze della natura”. Iniziamo bene, niente da dire.

2) “Leggo libri o riviste per capire l’importanza della natura sia dal punto di vista teologico che dal punto di vista scientifico e sociale”.

D’accordo, anche se forse basterebbe consigliare il Cantico di San Francesco o dei testi cristiani che spiegano la centralità dell’uomo. Se ci si affida alle riviste o ai libri in generale, magari anche quelli sugli scaffali di alcune librerie cattoliche, è facile imbattersi nell’ambientalismo gnostico che divinizza “Gaia”.

3) “Agisco politicamente per indirizzare la nostra società verso obiettivi di giustizia sociale e di sostenibilità ambientale”.

Mi metto nei panni della vecchietta in terza fila che giustamente non capirà bene come comportarsi.

Forse penserà che agire “bene” politicamente significhi sostenere i Verdi (quindi penserà male)? Il concetto di “sviluppo sostenibile” poi, e la “sostenibilità ambientale” ne è un aspetto, come spiega chiaramente Riccardo Cascioli è “conseguente alla concezione neomalthusiana di uomo come mero consumatore, secondo cui la crescita demografica ed economica delle nazioni è il peggiore dei mali”. Del resto se Jeffrey Sachs, più volte consultato dalla Santa Sede e invitato dalla Pontificia Accademia delle Scienze per convegni sull’ambiente, teorizza che “siamo in troppi per poter star bene”, così titolava un’intervista rilasciata al Sunday Times nell’aprile 2007, cosa ci posso fare?

4) “Col mio lavoro tendo a far crescere nel mondo la solidarietà, la bellezza, la pace”. Va bene, ma Gustavo che fa l’imbianchino mi è andato in crisi. “Come devo comportarmi?” mi ha detto. Come dargli torto.

5) “Consumo (e inquino) il meno possibile: uso poco il motorino o la mia automobile privata, non spreco cibo o acqua o vestiti o scarpe o arredi, produco pochi rifiuti e li separo nei cassonetti, utilizzo poco detersivo, pochi imballaggi”.Ecco che al punto cinque decolla la creatività catto-ambientalista. Inquino quando mi serve l’auto, non è che mi diverto a consumare gasolio, che oltretutto costa. L’acqua, sui testi che si usavano una volta alle elementari, veniva illustrata nel suo ciclo chiuso e tutti ci eravamo convinti che facesse sempre lo stesso giro. Comunque anche quella costa, non la spreco perché il contatore gira. Ecco, allo spreco di arredi non avevo mai pensato, in genere quando si fa il cambio degli armadi è solo un modo di dire, non è che ci si rivolge due volte all’anno al mobiliere (che poi anche loro poveretti devono lavorare!).

6) “Consumo poca energia”(diglielo a Mario che gestisce una fonderia!). “Tengo al minimo il riscaldamento”(potevano aggiungere “in inverno” già che c’erano… Povero chi abita in montagna!), “non uso condizionatori refrigeranti”(nemmeno al minimo se ci sono 40 gradi?), “impiego energie rinnovabli (pannelli solari, pompe di calore, geotermia)”, metto il cappotto isolante sulla mia casa o ditta o condominio”(per le roulotte sono previste deroghe?), “costruisco con i criteri dell’ingegneria sostenibile”(che andrò immediatamente a cercare sull’enciclopedia o per fare prima su Wikipedia).

7) Siamo quasi al termine, entriamo nella zona calda ed ecco comparire lui: “Mi approvvigiono al mercato equo, solidale e biologico”.Va bene, capiterà che qualcuno sul sagrato della chiesa riuscirà a vendermi due etti di caffè o di cioccolato del Brasile, ma mi hai appena detto di non inquinare, deciditi, perché questi prodotti si fanno dieci mila chilometri per arrivare in Italia e non viaggiano su aviogetti a pedali! “O comunque scelgo marche, negozi, supermercati ecologicamente e socialmente virtuosi”.No, caro Monsignore o chi per esso, lei non ha moglie quindi giustamente non può capire che se vado io, cioè un marito, al supermercato, già devo seguire rigorosamente certe regole; scambiare la candeggina in confezione verde con quella nel fusto giallo è un attimo e può causare la rottura di un matrimonio, non ci provi nemmeno a dire alla mia signora che da domani devo pure cercarmi un supermercato “socialmente virtuoso”, sennò mi arrendo, anzi, mi dimetto.

8) Se mai riuscissi a sopravvivere al settimo comandamento, credo che ci penserebbe l’ottavo a condannarmi senza appello al girone infernale delle discariche: “Mi informo per saper leggere le etichette ecologiche sugli alimenti, sugli elettrodomestici, sui vestiti”.Quando sono arrivato a questo punto, già provato dal mercato equo e solidale e dai pannelli solari, confesso di essermi sentito stupido come poche altre volte in vita mia. Non l’ho capito, lo giuro, però visto che uno dei tre elementi decisivi affinché il peccato mortale si concretizzi è la “materia grave”, non avendo capito questo comandamento ecologico e tantomeno se la sua violazione sia peccato grave, credo di essere esentato dal rispettarlo.

9) Attenzione, siamo agli sgoccioli. Con fatica, ma spinto da un briciolo di vis polemica che in questi casi fa più effetto della caffeina (più o meno equa e solidale), arrivato al punto nove ho pensato di essere su scherzi a parte, avendo appreso che sono responsabile del creato se “metto i miei risparmi alla banca etica”.

10) Ed ecco il botto finale, un must dell’ecologia, la caccia. ”Rifiuto tutte le violenze inutili agli esseri viventi; tollero la caccia e la pesca legali, condanno invece i metodi crudeli e di frodo”. Non è specificato se sia lecito usare i topicidi, sterminare le nutrie che bucano gli argini dei fiumi, uccidere le simpatiche formiche che tentano di entrarci in casa. Quanto al “tollerare la pesca”, un sentito ringraziamento per la gentile concessione, a nome di San Pietro e dei suoi colleghi apostoli.

Istruzioni per l’uso.

Dopo 18 anni, 6 mesi e 5 giorni di matrimonio, sistemando un cassetto ho trovato le istruzioni della radio sveglia Sony. Prima di buttarle nella spazzatura ho deciso di leggerle e ho scoperto una “nuova” funzione a me sconosciuta. Appartengo alla categoria di coloro che quando acquistano uno “strumento” pretendono di capirne il funzionamento evitando le bedienungsanleitung, forse proprio perché questa scritta intimidatoria precede sempre “istruzioni per l’uso”, insieme a “operating instructions” e “mode d’emploi”. Eh no, se vuoi vendere un oggetto in Italia le istruzioni me le dai in italiano, oppure l’italiano lo metti come prima opzione, sennò tieniti la tua radio che io mi sveglio lo stesso. Ovviamente il riferimento al matrimonio c’entra, questa radio sveglia era nella lista nozze. Questo ricordo evoca telefonate, figure di mer*a, equivoci, mancati ringraziamenti, confusione nei ringraziamenti. Evoca parenti defunti, fotografie dei tavoli in cui compaiono persone che non ci sono più (ce n’è una senza superstiti!), aneddoti… Bip bip bip bip. Ok, funziona ancora, mi sveglio e vado ad adagiare le istruzioni nella cassa della differenziata, settore carta inutile, ritiro giovedì prossimo.

PROFEZIA che spero sia solo una mia paranoia mentale.

Accade che in Francia i Gilet Gialli minacciano di far saltare il sistema. Accade ciò in vista delle prossime elezioni Europee in cui la SINISTRA RADICAL MASSONICA rischia di scomparire e i promotori di questa Europa rischiano di veder sfumare il progetto mondialista post comunista.

Così come la massoneria ha creato dal nulla Macron per sostituirlo alla sinistra francese in crisi, dopo aver colpito Fillon, candidato Popolare (non massone, quindi un’eccezione inaccettabile per i francesi), credo che anche oggi faranno di tutto per non scomparire.

Quale miglior tranello di un movimento spacciato per anti sistema (come Macron e En Marche!) che prenda piede in TUTTA Europa per riportare magari al Parlamento Europeo i massoni?

I Gilet Gialli non ptrebbero essere il novo cavallo di Troia dei soliti illuminati oggi in difficoltà?

Me lo fa supporre la solita tiritera dei siti fake creati da Trump per combattere il nemico e favorire i populisti.

Una notizia del genere potrebbe far sì che anche in Italia, Germnia e Spagna vengano accolti con entusiasmo questi contestatori d’oltralpe e se davvero fossero finti controrivoluzionari, rischieremmo di arrivare alle elezioni Europee e di eleggere ancora quelli del PD e i framasoni di Bilderberg e della Trilateral.

Non dimentichiamo che George Soros ha in mano TUTTA l’informazione europea, che sono le AGENZIE DI STAMPA PILOTATE che CREANO LE NOTIZIE, che il resto viene ignorato e relegato a FAKE NEWS.

Quindi io dico, W i Gilet Gialli, però lo dico a BASSA VOCE perchè TEMO che sia una TRAPPOLA DIABOLICA.

La tragedia di Corinaldo: male che genera male

Da “Libertà e Persona” di oggi.

di Attilio Negrini

A Corinaldo, uno degli infiniti stupendi borghi medievali del centro Italia, si consuma una tragedia: muoiono cinque ragazzini e una mamma, schiacciati nella calca fuori da una discoteca. Molti altri rimangono feriti, alcuni in gravi condizioni.

A Corinaldo, un borgo medievale in cui si parla di bellezza, di gastronomia, di buon vino, di monachesimo e quindi di turisti che vengono in Italia per stupirsi davanti a tutto questo bendidio, centinaia di ragazzini accorrono in una discoteca per incontrare il loro idolo. Che cosa c’è di strano, ci siamo passati tutti, ricordo bene quando sognavo l’autografo di Michel Platini o di Dino Zoff.

Purtroppo non è così, questo idolo si chiama Sfera Ebbasta, un rapper, uno di quei ragazzi che ce l’hanno col mondo intero, si mettono a rimare e a parlare accompagnati dalla musica esprimendo il proprio disagio e la propria ribellione.

Purtroppo non è così, lo si capisce bene leggendo i testi delle sue, chiamiamole canzoni. Ne prendo una a caso dal titolo “Hey tipa”, vale la pena riportare l’intero testo:

Hey tipa. vieni in camera con me! Luccico, quando esco per la strada

Luccico, non esco se non ho un completo lucido

la tua tipa mi guarda, ah dubito che voglia solo fare amicizia, mi vuole subito (Wow!) mi vede e dice “WOW”

e le sue amiche “WOW” santarelline ma a me mi sembra Bendhouse

Quanto sei porca dopo una vodka

me ne vado e lascio un post-it sulla porta

Le more, le bionde, le rosse, le mechesate

vestite da suore o con le braccia tatuate

le alternative, le snob pettinate, spettinate sotto le lenzuola ubriache

Le tipe che ho avuto, le tipe che avrò

So che mi vuoi non dire di no

Lasciami il numero e se mi ricordo

magari un domani ti richiamerò

io non lo so cosa ti faccio

però mi cerchi lo so che ti piaccio

sono una merda ragiono col cazzo

oggi ti prendo, domani ti lascio

Hey tipa! vieni in camera con me! e portati un’amica po-portati un’amica!

Dico Hey tipa! vieni in camera con me! e portati un’amica po-portati un’amica!

Dico Hey tipa! vieni in camera con me! e portati un’amica po-portati un’amica!

Dico Hey tipa! vieni in camera con me! e portati un’amica po-portati un’amica!

Hey troia! vieni in camera con la tua amica porca

quale? quella dell’altra volta

faccio paura, sono di spiaggia

vi faccio una doccia, pinacolada

bevila se sei veramente grezza, sputala

poi leccala leccala

limonatevi mentre Gordo recca

gioco a biliardo, con la mia stecca

solo con le buche

solo con le stupide

‘ste puttane da backstage sono luride

che simpaticone! vogliono un cazzo che non ride

sono scorcia-troie

siete facili, vi finisco subito

“Mi piaci, gioco hard” dubito

di te tipa, che vieni a casa mia con la tua amica

se non è una quinta amica

Hey tipa! vieni in camera con me! e portati un’amica po-portati un’amica!

Dico Hey tipa! vieni in camera con me! e portati un’amica po-portati un’amica!

Dico Hey tipa! vieni in camera con me! e portati un’amica po-portati un’amica!

Dico Hey tipa! vieni in camera con me! e portati un’amica po-portati un’amica!

Dico!

Sfera Ebbasta di nome fa Gionata Boschetti, è nato a Cinisello Balsamo ventisei anni fa. Ha tatuaggi su tutto il corpo, denti e collane d’oro massiccio. Dice: “Mi piace mostrare ciò che ho perché ho conquistato il successo con le mie stesse mani… i soldi sono sempre stati il mio primo obiettivo, un traguardo che ho raggiunto. La Marijuana è nei miei testi perchè ne faccio uso, tutti lo sanno… non c’è nessun idolo che non si droga, quindi perchè io non dovrei farlo?”.

La sesta vittima di questa strage degli innocenti è una mamma che aveva accompagnato il figlio al concerto. Già, perché i ragazzini morti sono quattordicenni e sedicenni, infatti questo “artista” ha molto successo in quella fascia d’età e anche questo aspetto è allarmante e va tragicamente di pari passo con l’iniziazione al sesso e alle perversioni annesse che oggi vengono introdotte subdolamente nelle scuole con la scusa di educare alla diversità e alla tolleranza.

Il marito della povera donna si sfoga: “Erano tutti ubriachi. I miei 4 figli ora sono senza madre…”, facendo emergere una testimonianza di dolore che si aggiunge a quello già evidente ascoltando la cronaca della tragica serata del 7 dicembre 2018.

Ovviamente ciò che è accaduto non c’entra direttamente coi messaggi delle canzoni del rapper milanese, tuttavia l’incidente è stato generato dall’uso di uno spray al peperoncino come già avvenuto in episodi simili negli ultimi anni, sempre a concerti di rapper molto popolari tra gli adolescenti, quindi è evidente come tutto sia strettamene connesso e come tutto sia maledettamente, oggettivamente, male che genera male: dire a dei ragazzini che gli idoli si drogano, far passare il messaggio che usare le ragazze come usa e getta del sesso sia una medaglia al petto, riempire il proprio corpo di tatuaggi e piercing evidenziando il disprezzo per se stessi.

Il bene fa bene, il male fa male, questo messaggio che chi ha costruito Corinaldo portava impresso nel cuore, ha generato una perla del patrimonio culturale italiano, eppure non passa giorno che se si sottolinea questa verità non si venga accusati, come se fosse un’offesa, di essere medievali che si oppongono alla libertà e alle novità: A Corinaldo è andato in onda il dramma della contrapposizione tra civiltà cristiana medievale e società liquida avaloriale costruita sui falsi miti del progresso. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Corinaldo è anche il borgo natale di Santa Maria Goretti, l’icona della castità e della purezza, colei che per difendere la propria verginità preferì pagare con la vita.

E allora il luogo della tragedia di venerdì sera assume un significato ancora più evidente e chiama ciascuno di noi alle proprie responsabilità nell’educazione dei propri figli.

Educhiamoli ad apprezzare il bello, a non uniformarsi alla massa, a volare alto, a essere come il bambinoche nella sua innocenza ha il coraggio di dire che l’imperatore è nudo e che i suoi vestiti li vede solo chi non ha il coraggio di dissentire per non essere preso in giro.  Facciamo ascoltare ai ragazzi la musica che eleva, offriamo a loro la possibilità di imparare a suonare uno strumento musicale, portiamoli a teatro ad ascoltare Beethoven e Chopin; non risulta che a questi concerti sia prassi ubriacarsi e usare spray al peperoncino, la bellezza parla da sé, non ha bisogno di ulteriori messaggi né tantomeno di sballo.

Mi illudo che il messaggio di questa vicenda possa far breccia nelle coscienze, invece leggo e ascolto che il dito viene puntato esclusivamene contro il sovrafollamento della discoteca che poteva contenere solo 870 persone, invece ce n’erano 1400. E’ certamente vero, ma siamo daccapo, è giusto o sbagliato solo ciò che viene deciso a tavolino, spesso senza logica, da chi scrive leggi e regolamenti. Ecco che così si sposta l’attenzione su ciò che non è giusto o sbagliato in sé ma che viene stabilito arbitrariamente dall’uomo.

E allora continuiamo pure a cantare “mamma, devi stare calma se fumo qualche canna. E sono ancora sveglio quando gli altri vanno a nanna. No, non mi piace la bianca, una pussy nera e una gialla: Esco di casa, ho una scarpa diversa dall’altra, woah” e a seguire l’impronta di queste scarpe, sapendo però che andremo a sbattere.

Nonno Cecco (Francesco Bernocchi).

 

Otto dicembre, festa dell’Immacolata. Ben 124 anni fa nasceva il mio nonno materno. Stavo leggendo alcune sue poesie, ci ha lasciato una ventina di volumi. Alcune sono banali sfoghi, molti sonetti hanno un valore poetico che meriterebbe la pubblicazione, poi ci sono degli elementi che richiamano alla mia mente episodi, personaggi, situazioni, frammenti di vita che posso mettere insieme a caso e formare figure come quelle che si generano nel caleidoscopio, ma tutte mi ricordano un’infanzia serena, una famiglia stupenda. E l’otto dicembre, quando andavamo a Piacenza per festeggiarlo, salivamo in soffitta con la zia Vanda a prendere la scatola del presepio e dell’albero e li allestivamo in sala, all’improvviso era Natale. Non rimpiango niente di ciò che ho vissuto intensamente.

Caro Monsignore, cos’è il rispetto?

Sa cosa ho capito oggi? Le parole di don Favarin mi hanno fatto pensare che: Non bisogna fare il bucato per rispetto di chi non ha l’acqua corrente. Non bisogna andare in auto per rispetto di chi non ha l’auto, non bisogna andare a votare per rispetto di chi vive in una dittatura, non bisogna amare la propria donna per rispetto di chi è solo, non bisogna usare il cellulare per rispetto di chi non ha campo, non bisogna prendere il sole per rispetto di chi vive in Inghilterra, non bisogna pagare le tasse per rispetto degli evasori, non bisogna attraversare la strada per rispetto di chi è fermo al semaforo rosso, non bisogna votare a destra per rispetto di chi vota a sinistra, non bisogna mangiare bene per rispetto dei tedeschi, non bisogna usare il bidet per rispetto dei francesi, non bisogna dire che la Chiesa è mater et magistra per rispetto di don Favarin. Anzi, no, lo è lo stesso malgrado i Favarin.