Papa Francesco

Non ho detto niente quando Papa Francesco è morto, mi sembrava giusto stare zitto, evitare le banalità. Ovvio che mi è dispiaciuto, ovvio che abbiamo tutti pregato per lui, così come era scontato tutto ciò che in questi anni abbiamo ripetuto tante volte. Dico “abbiamo” riferendomi ovviamente a chi l’ha pure criticato ma senza esagerare, soprattutto senza volergli insegnare qualcosa e senza la pretesa ridicola che ciò che scrivo e scriviamo sui social possa essere letto da quelli come lui che hanno e avevano altro da fare. In questi anni sono passati da una reazione di gioia quando fu eletto a momenti si sconforto quando si lasciava strumentalizzare e il suo ufficio stampa non interveniva laddove qualcuno gli faceva dire cose che non stavano né in cielo né in terra, per esempio quando Scalfari lo intervistava e oltre a scrivere le domande interpretava a suo piacere le risposte. “L’inferno non esiste” scrisse Scalfari attribuendo questa affermazione al papa. Qualcuno ci credette pure, non solo i soliti progressisti che vorrebbero una chiesa “Jovannottiana” che va da Che Guevara a Madre Teresa per darsi ragione e assolversi dai propri errori. Molti cosiddetti tradizionalisti gridarono allo scandalo, dimostrando così di essere tradizionalisti ma di non sapere che l’infallibilità del Papa in materia di fede e di morale quando parla ex cathedra è di fatto la garanzia che nessuno può cambiare nulla essendo tutto rivelato ed elaborato dalla Chiesa in 2000 anni. A Francesco fu attribuita poi la famosa frase “ad alta quota” sui gay. Chi sono io per giudicare? Luxuria l’altro giorno ha detto di essersi riavvicinato alla Chiesa grazie a quella frase, peccato che lui e gran parte dei commentatori abbia dolosamente tagliato la seconda parte di una considerazione bellissima che persino i suddetti sedicenti tradizionalisti non hanno capito. “Se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo” disse il papa. Questa frase perfettamente evengelica è stata ignorata. Cercare il Signore significa abbandonare il peccato, significa ascoltare quel “vai e non peccare più” che Gesù disse all’adultera. Se Repubblica e il Corriere avessero scritto il vangelo secondo lorsignori a Gesù avrebbero fatto dire solo “vai”, magari “in pace” e “saluti a casa”. Quel “chi sono io per giudicare” è stata la sigla dei commentatori a cadavere ancora caldo che preludeva al film dal titolo “un papa che ha cambiato la Chiesa”, la cui seconda parte auspicano che diventi “il nuovo papa dovrà continuare la sua riforma”, ma in sostanza che cosa è cambiato nella Chiesa in questi anni? Un bel nulla, e niente di niente potrà cambiare nei prossimi cento o mille anni fino alla seconda venuta di Cristo. È quindi inutile e puerile fare il tifo per un papa conservatore o progressista, di fatto la Chiesa è conservatrice per natura poiché tutto è stato rivelato, lo dimostra il fatto che quando si tratta di riconoscere la veridicità delle apparizioni mariane, in questi fenomeni di mariofania non deve esserci nemmeno una virgola che contrasti col Vangelo e col Magistero della Chiesa. Al massimo potranno esserci delle novità formali ma la sostanza è rivelata e immodificabile. Che cosa ho apprezzato e che cosa ho invece fatto fatica a digerire di questo pontificato? Inizio dalle sofferenze: a parte ciò che già ho detto che però riguarda una deformazione dolosa dei fatti, non compresi per nulla quella strana preghiera tribale con la Pachamama portata in processione. È evidente che i prelati presenti, papa compreso, pregassero Dio e non la statuetta, ma c’era bisogno di quel gesto? A che cosa servì? Mi lasciò poi perplesso ciò che fu scritto nella “Laudato sì”. Credo che riappropriarsi dell’ecologia fosse per uno che ha deciso di chiamarsi Francesco un dovere morale, per strappare al mondo ambientalista radicale gnostico l’esclusiva. Ma perché affidare la scrittura di un’Enciclica a un uomo come Jeffrey Sachs che non molto tempo fa predicava in sintonia coi Catari, ovvero con la peggiore, al pari del luteranesimo, tra tutte le eresie della storia cristiana? Nella “Laudato sì” ci sono delle pagine assai belle sugli animali, sul giusto rapporto che dobbiamo avere con le creature della natura, tanti concetti necessari per ribadire che la natura va rispettata in quanto è in funzione dell’uomo, quindi non è un fine, non è un concetto ideologico. Tuttavia che mi ha lasciato perplesso è che in un documento che fa parte del Magistero, cioè una lettera enciclica, si dia per scontato ciò che non è dimostrato scientificamente ed è invece dimostrato essere falso, e mi riferisco ai cambiamenti climatici per cause antropiche.
Inizialmente mi lasciarono perplesso certi comportamenti bruschi che hanno creato una rottura col mondo tradizionalista, in particolare alcuni interventi a gamba tesa nei confronti di alcuni ordini religiosi e verso il rito antico. Ma col senno di poi credo che questa guerra ancora in corso sia servita per sottolineare ciò che dicevo prima: non esiste una Chiesa progressista, la sostanza non può e non potrà mai cambiare, la Santa Messa è il memoriale della morte e resurrezione di Cristo. La consacrazione dell’Eucarestia, la transustanziazione è il cuore della celebrazione, la liturgia è sì importante e per un certo verso è forma che assurge a sostanza, ma non in senso assoluto. Quindi a che serve continuare a discutere sulla Comunione in bocca o in mano, sul “fratelli e sorelle”, sul “come anche noi li rimettiamo”, sul “non abbandonarci alla tentazione” se ci si dimentica qual è lo scopo unico, la ragione sociale della Chiesa, il motivo per cui Cristo s’è incarnato e ha sopportato la morte in croce risorgendo il terzo giorno, cioè la salvezza delle anime? La Chiesa ha questo unico scopo, portare Cristo al mondo, convertire e salvare le anime. Ciò avviene e avverrà sempre non storpiando la verità per fare felice Luxuria, (il che è abbastanza ridicolo, cioè che un signore che si percepisce signora e che si fa chiamare come un vizio capitale dia un giudizio positivo su un pontificato riferendosi a un concerto che il papa non ha espresso) ma ribadendo la verità. Ricorderò Papa Francesco per i momenti di assoluta parresia, per aver detto pane al pane e vino al vino sull’animalismo (molti preferiscono i cani e i gatti ai bambini… poi da vecchi resteranno soli), sul gender (sbaglio della mente umana), sui bambini con disforia di genere (andrebbero curati dallo psichiatra, non assecondati), sull’aborto (i medici che abortiscono sono come dei sicari, disse, di fatto equiparando l’aborto alla mafia), sulle liti matrimoniali (litigate, lanciatevi i piatti ma poi fate la pace), sulla guerra in Ucraina (non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. Qualcuno è andato ad abbaiare sui confini della Russia). Ho detto quasi tutto quel che penso di questo pontificato, la cui immagine più mistica rimane per me quella della sera del 27 marzo 2020, quando durante la preghiera per la fine della cosiddetta pandemia, nel cielo apparve, visibile a tutti in diretta, una figura nelle nuvole che sembrava quella di Maria, con una luce, una nuvola più chiara in prossimità del suo grembo, come per dire che ci stava portando Suo Figlio e la salvezza. Guardando alcuni grafici relativi al Covid 19 scoprii che quella data, 27 marzo, segnò il raggiungimento del picco dell’epidemia. Papa Francesco viene ancora oggi attaccato per essersi espresso a favore della vaccinazione anti Covid. Fu un errore? A mio parere sì, ma chi lo attacca per questo motivo e per come in Vaticano e nella Chiesa fu gestita la storia dovrebbe capire che al di là di tutte le nostre considerazioni la gente moriva e non era possibile pronunciarsi contro le raccomandazioni vere o false che venivano dalle istituzioni pubbliche.
Credo di avere detto davvero tutto quello che avevo in mente, tra pochi giorni ci sarà il conclave e l’habemus papam che ci svelerà chi i cardinali con l’aiuto di Dio avranno scelto: il mio sesto papa da quando sono stato battezzato a oggi.

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